Figli unici
Mi ricordi il tuo nome? Quanti giochetti verbali insegnano a chi ha qualcosa da vendere, tristemente manipolatoria ogni trattativa, e spesso si ripete con amici, colleghi e, peggio ancora, parenti. Il marketing del sociale.
Mi ricordo che quando ero piccolo, e comunque fino a qualche anno fa, bastava una settimana di campeggio per saldare amicizie eterne, il tempo quindi era ottimizzato, e i nomi, quando non si conoscevano, si chiedevano esplicitamente.
Come siamo arrivati a tanta indifferenza? Come possono i giovani di oggi ignorare le più semplici regole di vita sociale, come per esempio scusarsi, evitare di offendere con comportamenti superficiali i loro “amici”, oppure solo credere di essere autosufficienti e di non aver bisogno di nessuno. Oggi ci sono in giro i figli dei lavoratori che non stanno a casa, o i figli dei separati che credono di compensare con comportamenti assurdi. Noi eravamo i figli del dopoguerra, abituati a non chiedere, i figli con decine di zii e centinaia di cugini. Basta fare il conto dei fratelli per rendere l’idea, oggi, i figli unici, sono soli, e dai genitori spesso non accompagnati. I due figli sono scollegati, mentre il grande prima era costretto a portarsi dietro il fratello minore.
Ma prima tre figli si facevano nell’arco di un triennio, oggi sono figli unici anche i fratelli.
L’indifferenza delle nuove generazioni è sconcertante, i futuri ministri della difesa, gli insegnanti dei nostri nipoti, i soldati, gli economisti e i presidenti.
Queste generazioni dovranno sostituirci in tutto, sarà un bene visto il livello sociale attuale o sarà una tragedia peggiore? Lo scopriremo presto, intanto cerchiamo di educare alla normalità questa nuova generazione.
Domenica 6 settembre 2015
Cesare