Lo sconosciuto
Lei aveva commentato ridendo il post dell’amica, che era si,a sfondo sessuale, ma divertente, e visto che comunque altri commenti già avvallavano la simpatia di quel post, si lanciò in un’emoticon esplicita, le lacrime agli occhi della risata non lasciavano dubbi, era molto divertita e lo faceva vedere a chiunque avesse avuto accesso a quel divertentissimo post, a sfondo sessuale. E la sequenza di allusioni e doppi sensi continuò, finché dopo parecchi scambi con più persone, un’icona di chat privata si aprì nella finestra del suo social. Un tale con un nome strano, ‘Anonimo Veneziano’ le inviò un’emoticon con due pupazzi abbracciati e, senza nemmeno scrivere una sola lettera, mandò una seconda emoticon, con un teschio che ride.
Lei contatta l’amica, immediatamente per chiederle chi fosse quello là, l’amica risponde solo dopo varie ore, non c’era, prima, non si ricordava di lui sul social, funziona sempre così, tutta internet va avanti a prescindere, magari con la stessa tecnica, potessimo imparare senza essere.
La riposta dell’amica era praticamente già scritta: ‘No, era amico di un amica e ho accettato il suo contatto, ma non mi ha scritto, abbiamo però altri amici in comune.’
Il film dei film, il peggiore che si potesse vedere, nessuno conosceva quel tipo, o quella tipa.
Il giorno dopo, più o meno alla stessa ora, nuova emoticon in privato, con una richiesta di amicizia, una notifica rossa in un azzurro anonimo risalta sempre, lei tergiversa, e prima ancora di accettare, regalando dati sensibili, ma mai quanto la sua stessa sensibilità, risponde all’emoticon con un disegno dubitativo, simpaticamente dubitativo, la comunicazione ‘angolare’ è poco interpretativa, ognuno tacitamente sa che cosa significa ogni immagine.
Poi l’imprevisto, va bene che la distanza ripara dalla violenza, ma in questo caso la distanza unita all’anonimato ha protetto solamente il nickname.
In chiaro, nella stessa conversazione del post dell’amica del giorno prima, l’anonimo inizia a inveire contro Lei, scrivendo nei suoi riguardo sottilissime allusioni sessuali, ad arte, come se si possa chiamare arte l’astuzia unita alla violenza, quella violenza verbale, finta, atta solo a dar sfogo a repressioni di maschi mentalmente impotenti o donne fisicamente incapaci.
Un attimo, un lunghissimo attimo di sorpresa, poi il rossore, uno scherzo del giorno prima, carico di ilarità e risate si sta trasformando in un magone importante, con i polmoni caldi e rossi di vergogna, ma ancora senza paura. Un tentativo di chiarimento, come se indirizzare con il proprio nome cognome qualunque lamentela ad un nick possa avere conseguenze risolutrici, il nulla di pochi istanti diventa la vera violenza, allusioni pesantissime, su cose che probabilmente tutti una volta nella vita abbiamo fatto, o pensato di fare, o sognato, e a tutte le persone che partecipano a quel post viene offerto un quadretto chiaro di cosa un Anonimo Veneziano e Lei avevano fatto in quella camera d’albergo, ma anche su un ponte di sera, o nel bosco al buio, con mirati particolari atti solo a cercare di intrigare la gente sul particolare, non sul macroscopico falso racconto.
Nessuno può cancellare le frasi del nick, Lei non trova l’amica, non ci sarà fino all’indomani, conoscendola, la sua amica usa quel social solo per divertirsi, Lei invece ha visto un opportunità per conoscere qualcuno di meno noioso dei suoi colleghi di lavoro, dei suoi inesistenti amici, del suo dildo nel cassetto.
La vergogna del sapere che tutti abbiano letto quelle righe glielo offre il silenzio in cui ormai è caduto quel post, il suo viso rosso fuoco, l’istinto di spegnere il computer, o quell’anonimo maledetto, poi la chat, si anima di nuovo, è lui, o lei, questa volta una scritta: -Sei fottuta.
Pochi istanti, cerca di riprendersi dalla paura, e cerca di rispondere: -Ma chi sei?
Il messaggio non si può inoltrare.
Lei ricontrolla la chat, la chiude e la riapre, le scritte dell’anonimo ci sono sempre ma il suo nome non porta più a nessun profilo.
Era fottuta.
Un assurdo senso di vergogna la porterà a sparire per sempre dai social. Ricordando i bei tempi in cui il suo primo e unico ragazzo la aveva convinta ad iscriversi, quel ragazzo che poi lei aveva scoperto chattare con la sua ex amica, il suo ex ragazzo che lei aveva lasciato in malo modo.
Quell’ex ora Anonimo Veneziano, che non aveva sopportato il suo rifiuto, ora, si vendicava.
Maledetti social.
Cesare
26 Giugno 2018