Il curioso
-Ma tu vieni al mio funerale?-
Chiese al suo nuovo amico quel tipo bizzarro. L’altro,
impassibile, aspettò prima di rispondere, il suo nuovo amico era in apparente
buona salute, e la domanda anche se anomala era pertinente, poi rispose:
-No, non vado ai funerali, potrei dirti di si, e tu non
lo sapresti comunque, preferisco essere sincero, sai, iniziare un’amicizia con
buoni propositi credo sia meglio che banalizzare risposte solo per
accondiscendere l’interlocutore e rasserenarlo facendogli credere di essere uno
davvero in gamba, invece ti meraviglierà sapere che sono uno stronzo, proprio perché
esageratamente sincero.-
Il tipo bizzarro non lo guardò nemmeno, erano seduti fianco
a fianco in quella panchina di quei giardini con delle querce altissime,
verdissime, rigogliosissime, a qualche metro di distanza una fontana in ghisa, un
piccione che cercava stancamente di abbeverarsi, un rubinetto datato, che
perdeva, una goccia ogni tanto, e incantarsi per tutto il tempo guardando la
nuova goccia formarsi e cadere giù era facile, naturale.
-Magari verrei a sapere che non sei venuto al mio
funerale, come puoi essere sicuro che io sia realmente nella bara al mio posto anziché
magari sul pulpito, vestito da prete con una finta barba e degli occhialoni
neri, a vedere, filmare, registrare chiunque varchi l’ingresso della chiesa,
cercando di carpirne lo stato d’animo, le sfumature di un eventuale dispiacere,
sofferenza, o magari gioia e sollievo.-
-Faresti davvero una simulazione solo per vedere chi ti
vuole bene, o chi ti sta vicino per interesse, o chi si avvicinerà alla tua
bara solo per farsi vedere dagli altri? Non ti conosco così a fondo, ma direi
che la tua curiosità oltre ad avere costi inutili, avrebbe necessità di
complici, amici accondiscendenti, figure che oltre a volere compensi,
dovrebbero esserti davvero amici, e tu, visto che hai questa curiosità, non
credo abbia amici, a parte me, e poi, quanto denaro hai per questa messinscena?.-
Il bizzarro personaggio curioso raccolse una ghianda e
cercò di colpire un piccione che tubava vicino alla fontana, Mancandolo, poi
proseguì:
-Ma tu non sei mai andato ad un funerale, o sei andato e
sei rimasto colpito al punto di decidere di non andare più?-
-Al contrario, io non sono andato all’unico funerale al
quale sarei voluto andare.- E poi cambiando discorso continuò:
– E dimmi, quando hai intenzione di fingere di morire? Io
sabato vado a pescare, domenica a giocare al pallone, lunedì ho nuoto, martedì
devo andare con mamma, mercoledì con mia cugina, giovedì dal sarto per il
vestito nuovo, che ne dici di venerdì?-
-Venerdì… dunque, se fingessi di morire venerdì il
funerale potrebbe essere per domenica, quindi tu non verresti comunque, anche
se in realtà, tecnicamente, non sarebbe un funerale vero e proprio.-
-Solo per questo verrei, quindi cerca di non essere morto
veramente sennò non mi vedrai al funerale.-
-Sarebbe tutto così reale per tutti ma così finto per te,
non mi va l’idea, mi sa che non fingo nemmeno di morire, sai, anche per me
iniziare un rapporto di amicizia in totale sincerità è importante.-
I due dondolarono i piedi, i pantaloncini corti ormai
segnati dalla ringhiera non arrivavano alle ginocchia, le gambe prima
rinfrescate dalla sbarra verde più esterna della panchina ormai non le
rinfrescava più, in quel settembre, ancora molto caldo, la polvere dei
ragazzini che giocavano ad inseguirsi saliva poco, trattenuta dall’umido. Dopo
una lunga pausa di silenzio, il tipo bizzarro, facendo leva con le mani sulla
panchina, saltò giù, e rivolgendosi al nuovo amico disse:
-Ciao, io devo andare adesso, mamma mi sta facendo dei
gesti, credo voglia andare a casa, mio fratellino probabilmente deve essere
allattato, beato lui, a me stanno iniziando ad insegnarmi a tagliare la carne
con il coltello, e, credimi, è davvero complicato.-
-Ciao, ci vediamo magari di nuovo qua, e parliamo ancora,
son contento di avere te come amico nuovo amico, i miei vecchi li ho persi dopo
il trasferimento in questa nuova città.-
-Ciao.-
-Ciao-
Cesare
11 Novembre 2016