Fuori dal Buio
Lo bloccò quel terrore, c’erano stati altri episodi simili, è vero che la storia si ripete, immobilizzato per vari secondi, forse minuti, quando gli succedeva così non si rendeva nemmeno conto dello ‘spazio tempo’. Ci mise non si sa quanto a muovere gli occhi sbarrati e fissi sulla porta chiusa, un respiro profondo, doveva far qualcosa, assolutamente, reagire, ma lo pensava ogni volta che gli succedeva così, senza mai risolvere.
Eppure quella mattina il sole era stupendo, caldo, luminoso, non c’era una nuvola, come mai quel buio in quel posto? Inutile domanda senza risposta, era così e doveva farsene una ragione, ma la necessità lo costrinse a superarsi, almeno in parte, chiuse gli occhi come per azzerare quel buio, aprì la porta e infilò il braccio dentro, in un attimo immaginò che scomparisse nel buio, nel nulla, ma si fece ancora più forza e sbattendo la mani all’interno cercò qualche interruttore della luce, nulla. Si riprese il braccio e la mano, maledicendo la fantasia di chi fa gli impianti elettrici mettendo interruttori un po’ dove capita, la porta si richiuse, la molla era evidentemente potente. “Possibile che in un posto così buio possano mettere una molla di ritorno?”, quel pensiero gli svelò un’altra volta il suo terrore.
Respirò profondamente, cercando di riprendersi, nella mente sentiva urla e aveva ancora congelato il braccio che era appena stato nel buio, se lo tenne con l’altro per scaldarlo. Immobile.
Fuori si sentivano varie persone, rumori ben distinti, la gente era normale, l’anomalia era la sua situazione, ed ogni volta succedeva lo stesso, la sua vergogna stava per aumentare, immobile ed impotente nel tempo non riuscì a risolversi, rimanendo nel suo terrore, e poi il peggio, un uomo entrò e gli si piazzò dietro, lui si girò lentamente, si guardarono e l’uomo, inespressivo, fece un cenno che indicava che avrebbe aspettato. Non gli uscì nemmeno un respiro, il cenno di quel tipo significava che doveva forzare le cose, ma la paura di essere ancora ridicolizzato restò, nella sua immobilità.
In un nuovo tempo ancora da passare lui sperava che quell’uomo rinunciasse e andasse via, nulla, si risolse tutto in un attimo, anche se non si sa in quale attimo di quale tempo, lui si girò ancora verso l’uomo e gli fece cenno di andare avanti, sperando che anche quell’uomo avesse il suo problema, ma non fu così.
Lui rimase immobile, terrorizzato guardando l’uomo che aprì la porta e si infilò velocemente dentro sparendo nel buio, sparendo dentro la sua più grande paura, il sudore freddo, il tremore alle mani, il fuoco nel petto erano l’anticamera di un attacco di panico, si lasciò andare in quel terrore, pochi momenti, forse nemmeno un minuto e la porta si riaprì, l’uomo uscì dal quel posto ora illuminato, la sorpresa gli si lesse negli occhi, quell’uomo si sfregò le mani evidentemente bagnate e prese una salvietta dal distributore attaccato alla parete, per poi uscire.
Una calda colata gli allagò le gambe, il costume da bagno cambiò colore proprio nel centro, anche le infradito cambiarono colore ormai fradice di pipì.
Rimase in quella posizione, senza capire, per un altro tempo impossibile.
Poi realizzò, maledette luci automatiche.
Cesare
22 Giugno 2023