Stavano in piedi, si guardavano apparire, volevano farlo. Dovevano farlo, quella forza però era limitata dagli eventi, dai trascorsi, vivere il futuro in funzione del passato li stava logorando.
Nessun rumore, come quando la mente rifiuta la realtà. Entrambi si erano casualmente trovati nella nuova piazza d’Italia, quella dei Social, terribile espressione odierna di falsa imitazione di chimica e linguaggio del corpo. Sapevano che avrebbero diffidato entrambi, almeno finché la chimica non gli avrebbe stampato l’estratto conto, si trattava di capire quanto tempo servisse.
In piedi, da finti, non ci si stanca mai si sa, Lui ad un certo punto fa un giro su se stesso, nessuna finestra, nessuna porta, nessuna via di fuga ma nemmeno pareti rigide e pericolose in quel contesto, a Lei questo rassicurava, sapeva comunque di poter andare via, Lei non c’era, e anzi, i suoi occhi lo guardavano senza penetrarlo minimamente, per Lei era una fuga. Errore, entrambi sapevano di essere in errore.
La loro volontà era comunque di voler correggere quegli errori, presero coraggio, trovandolo in uno sguardo, l’empasse stava per finire, capirono che serviva darsi uno scopo, diversamente sarebbero stati davanti ad un computer o avrebbero tenuto uno smartphone in mano.
Lo sguardo di lui sembrava rassicurante, lei lo valutò così, l’esperienza rimase durante tutto quello sguardo nel cassetto dei sogni, quello dentro l’armadio degli scheletri, provò quindi ad aprirsi a Lui, Lui che, violentemente, sapeva di essere l’animale fisicamente dominante, e sapeva che, purtroppo, lei avrebbe travisato il suo essere animale, come poteva evitarlo?
Provò con quel pensiero a sovrapporre a quell’unico sguardo di intesa un sorriso, ma quel sorriso peggiorò le cose, non riuscì a rendere la sua idea, e Lei si irrigidì ancora di più, percependo il suo scopo, lo scopo di Lui sembrava meramente lo scopo, lo scopo di Lei era il: Non scopo, o se lo faccio prima devi spolverare ben bene la mia anima e la mia diffidenza.
Chiusero gli occhi entrambi, provando a rincominciare tutto da zero.
Riaprendoli il sorriso cambiò, finalmente fu naturale, entrambi cancellarono l’istante di prima, Lui fece la prima mossa, sempre immobile allungò le mani, arrivando ai seni, Lei non si scompose, restò immobile anche dentro l’anima, le sue mani sui suoi seni erano quasi rassicuranti, Lui allora andò più avanti, raggiungendo il cuore. Lo trovò subito, non era come se lo aspettava, era freddo, quasi metallico, il contesto esterno e quello interno erano identici, in contrasto con i loro sorrisi, ma in linea con l’ambiente asettico.
Gli sguardi dolci permasero, era un buon segno, la loro staticità era viva, come quando gli elettroni si muovono dentro le cose anche se le cose sembrano inanimate.
Riuscirono a vedersi oltre, guardandosi apparire, volevano farlo. Dovevano farlo.
In un istante apparvero porte e finestre, oltre le finestre apparvero prati verdi, alberi più esperti di loro e il mare, culla di ogni loro più minuscola esistenza, fu proprio il mare che li rasserenò del tutto, Lui sentì il cuore di Lei scaldarsi e pulsare, Lei lo percepì animale, al suo punto estremo, il vero animale è scevro dall’inganno, tecnico nella caccia e non esagera mai, avere una preda che non mangerà gli leva una possibilità che quella preda in più sia la prossima che non potrà cacciare.
Ora c’è tanta chimica nell’aria, nessuno si sente preda nessuno si sente cacciatore, la liberà di aprirsi era palpabile, dopo gli sguardi scambiarono colori, luci, esperienze ed emozioni, la volta del tetto diventò stelle, astri e comete benedirono la diffidenza, il mare gli fece da garante, ora solamente loro avrebbero potuto soffiare fino alla burrasca, non lo fecero.
Iniziarono con un click, i numeri magici della loro volontà di esistersi, pochi messaggi prima di iniziare a far diventare reale piazza d’Italia, dove, dopo un tempo indefinito, si presero per una mano, ma, essendo ancora così lontani, si presero entrambi le mani.
Cesare
22 Maggio 2023