E vissero quasi tutti felici e contenti.

E vissero quasi tutti felici e contenti.

Il cammino diventava lungo quanto il suo naso, ma ormai lo aveva detto, e se ne era tanto convinto che quasi sorrideva credendo che alla fine sarebbe arrivato fino a Lei. Ognuno dei suoi amici e nessuna delle sue amiche gli davano credito, ma Pinocchio non aveva amiche, solo amanti di qualche ora, il tempo di scoprire che millantava e che il suo cavallo di battaglia erano le bugie. Però ogni tanto dicendo le bugie aveva la sua ragione, la Balena non era una balena ma un Pescecane e la Fata Turchina non aveva i capelli mossi, ma lisci come piacevano a lui. Ma questi erano ricordi lontani, questa volta stava scappando da una realtà per cercare una fantasia, chissà quale sarebbe stato il suo nome, Lei come si sarebbe chiamata? Camminando fantasticava anche su quello, Pinocchia! Quello era il più gettonato dei suoi nomi, e ogni volta che pensava a quel nome gli tornavano in mente i suoi amici che lo deridevano, la sua ‘cosina di Legno’ era il loro tormentone. Ignoranti! Lui mica aveva ‘il cosino’. Il loro amore sarebbe stato Resistente, Duro, Rigido e Denso, queste erano le proprietà principali del legno di cui era fatto, e pensandolo si rattristò, con quei presupposti era davvero un peccato non avere il cosino e la cosina.

Il Grillo giaceva moribondo, il martello lo aveva preso in pieno, la fata Turchina era aracnofobica, si, ma non è che le piacessero molto gli nemmeno gli insetti, e il terrore che quello schifosissimo Grillo le potesse saltare sui capelli le aveva offerto una mira incredibile, finì che il Gatto giocava col suo corpo sul pavimento, la sua zampetta lo faceva roteare, una delle antennine era spezzata ma il martello aveva martoriato il corpo, ormai stava per raggiungere il paradiso dei Grilli saggi. La Fata intanto cercava di capire che direzione avesse preso quel monello di Pinocchio dopo averle detto che Mangiafuoco lo avrebbe assunto, ma il naso che si che si allungava chiariva bene quell’ennesima bugia.

Pinocchio era un burattino difficile, il suo Babbino beveva e i suoi amici stronzi lo deridevano anche per quello, oltre che canzonarlo con l’altro tormentone, era nato da una ‘sega’, i ragazzini riesco ad essere maledettamente cattivi, ma allora non si parlava di bullismo, e chi era debole soccombeva, e basta. Ora Lucignolo, il peggiore dei suoi amici, sarebbe stato tacciato di bullismo e sicuramente denunciato da Mastro Ciliegia.

Pinocchio intanto è arrivato sotto l’albero della Cocaigna, gestito dalla Volpe, l’albero faceva dell’uva buonissima ma ovviamente allucinogena, ma solo nei rami più alti, la volpe infatti non era mai riuscita ad arrivare ad un solo acido, o acino, fate voi.

La Volpe vedendolo gli chiede immediatamente un Fiorino, per sotterrarlo, ma Pinocchio aveva fretta, non aveva fiorini e soprattutto non gliene fregava nulla della volpe, lui era di legno e la volpe non lo avrebbe mai potuto mangiare, la Volpe sana lo assale velocemente e altrettanto velocemente scappa senza qualche dente rimasto conficcato nel legnoso sedere del burattino bugiardo.

Pinocchia! Pinocchia! Pinocchia… L’eco si affievoliva dopo aver ripetuto il richiamo disperato appena arrivato nel Paese dei Balocchi! La Raga di Lucignolo, una tatuatissima punk cliente della Volpe e dipendente dai suoi acini, sentendo Pinocchio urlante si tappa le orecchie, facendosi male, i piercing non erano compatibili con le mani che chiudevano le orecchie!

-Caz Pinò, cioè, abbandonami le voci!-

Pinocchio vedendola si rende conto che la Raga di Lucignolo era Stra e non Fata, ma proprio fatta, se la lascia alle spalle dopo averle lanciato i denti della Volpe estratti dalle sue legnose natiche, la raga di Lucignolo, credendole pasticche, ingoia i denti di Volpe in un istante, chissà se vivrà ancora a lungo!

Pinocchio camminava ormai da ore, e non era ancora arrivato da nessuna parte, ma al buio.

-‘Stupido me- Si diceva -Ma quando mai esisterà una Pinocchia per me!-

 E in quell’istante vide un focolare acceso in lontananza, accelerando lo raggiunge e vede un omone di spalle che arrostisce il fuoco, Pinocchio non aveva ovviamente fame, e soprattutto sapeva bene, dopo l’esperienza del suo piede nel braciere, che il fuoco non era compatibile con la sua struttura! Ma da buon bugiardo doveva pur dire qualcosa di sbagliato a quell’omone!

-Ciao omone, come ti chiami? Io sono Pino, e ho molto occhio per le persone in gamba come Te!-

L’omone si gira verso il Burattino e dopo averlo squadrato per bene, mangiato un po’ di fuoco gli rispose:

-Ciao Pino, io sono Mangiafuoco, e se non te ne vai immediatamente ti infilo nella brace come ho fatto con l’amica tua di Legno!-

In quell’istante Pinocchio guarda meglio il fuoco, la vede. È lei, corre velocemente sulla brace, la prende e la allontana dal fuoco, Mangiafuoco sbotta ma è troppo omone per reagire velocemente, vede i due, uno che corre e l’altra che fuma, allontanarsi in pochi istanti.

Qualche tempo dopo, in una casetta di mattoni, Pinocchio piallava i calli della sua compagna, dicendole:

-Pinocchia Pinocchia mia, sono così felice, ricostruire le tue parti bruciacchiate è stato complicato ma aver imparato da Babbino, solo guardandolo, è stato un bene!-

-Tesoro mio legnoso! Ora mancano solamente i Pinocchietti!-

E vissero quasi tutti felici e contenti.

Cesare

25 Ottobre 2022

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