Le scarpe
La commessa arrivò con la sua consueta grazia, lui
ricambiò il sorriso, la scelta delle scarpe era fondamentale per lui, e lei
iniziava a capirlo, dopo che le prime tre paia erano state scartate con una
velocità impressionante. Lui notò in lei un viso triste anche se nascosto in un
sorriso dolce e morbido, lei aveva poco più di una trentina di anni, e non
portava la fede, ma solo qualche anello, decisamente elegante, capelli biondi
raccolti in un’educatissima coda, e un vestito elegante ma molto comodo, aveva
delle bellissime scarpe con dei tacchi, non troppo alti, lui rimase ammirato,
non lo avrebbe mai immaginato in un mestiere che costringe comunque a stare
tutto il giorno in piedi, e a camminare. Non era la prima volta che acquistava
scarpe e la aveva notata da tempo, unica commessa di quel negozietto di quella
via decentrata rispetto al centro commerciale della città. Aprì la scatola di
quel modello, glielo fece vedere prima ancora di levare interno e lacci, lui
annuì, e solo dopo lei preparò la scarpa sinistra affinché lui la calzasse, lei
la allacciò, lui in silenzio si alzò, e dopo aver fatto un paio di passi la
guardò attraverso lo specchio basso, facendo un cenno con la testa che lei già
conosceva bene, lei si chinò ancora, gli levò la scarpa e dopo averla riposta
dentro la scatola sparì nuovamente in magazzino. Lui aspettò ancora,
comodamente seduto nella poltroncina, il negozio era deserto, la proprietaria
che solitamente stava all’ingresso, alla cassa, non c’era, la solita musica
della radio locale era spenta, ma lui, nonostante notò queste cose, non si
scompose, e aspettò. Lei entrò in magazzino e, dopo averlo quasi interamente
percorso, prese un nuovo paio di scarpe, a caso, ma del suo numero, lei lo
considerava uno molto triste, sicuramente solo, ma che aveva gusto, e
sicuramente un passato importante, almeno come il suo, non aveva nemmeno
quaranta anni secondo lei, ed era molto piacente, ben rasato, un taglio di
capelli datato, che forse gli aggiungeva qualche decennio. I due non avevano
mai scambiato frasi personali, si erano limitati solo alle uniche possibili
dell’intero contesto, lei non lo considerava un seccatore, e nemmeno uno che e
entrava in quel negozio per lei, rattristandosi. Quando arrivò con le nuove scarpe lui sorrise di nuovo, e lei
ricambiò, guardandolo come se fossero quasi finite le possibilità di trovare
altre scarpe in magazzino, lui, infilando la scarpa disse: -Sono certo che
esiste la scarpa giusta, e che sia in magazzino, lo so, lo sento.- E si tolse
dal piede anche quella scarpa, scartandola, lei, come se la sua frase fosse del
tutto normale annuì, e rispose, ne sono certa anche io, poco fa in fondo ho
visto una scatola azzurra, ho la convinzione che quell’ultimo paio sia
esattamente quello adatto. Istintivamente lui calzò la sua scarpa destra,
abbandonata durante le varie misurazioni, e insieme si incamminarono, dentro il
magazzino, istintivamente si diedero la mano, e lo percorsero per tutti i mille
chilometri, con mille sospiri, senza fatica, senza tempo. Parlarono di loro, si
confidarono i segreti più intimi, scoprendo di essere sempre stati attratti uno
dall’altra, e ricambiati, le scatole di scarpe diventarono colline, gli
scaffali alberi verdi e rigogliosi, i loro passi ora calpestavano erba soffice
e così verde da sembrare quella del giardino del re, dopo un tempo indefinito
la scatola azzurra, in fondo al loro cammino. Lei la prese e si accorse che
dietro c’era un’altra scatola identica, di qualche numero più piccolo, il suo
numero. Ognuno aprì la scatola corrispondente al proprio numero, al loro
interno delle nuvole, soffici, morbide, calde, le infilarono ai piedi, e, di nuovo
mano nella mano iniziarono a camminarci, i loro sguardi finalmente diventarono
sereni, illuminati, salirono verso l’arcobaleno, e sparirono camminando nel
cielo, insieme.
Cesare
23 Gennaio 2017